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i fasti suoi in quella sorta di studii sono per la miglior parte dei nostri maggiori. Infatti, Alberico Gentili, che più che il precursore fu il maestro di Grozio, benchè poi il discepolo salisse di un buon tratto più su del precettore, è del XVI secolo; e Galiani e Lampredi ed Azuni della seconda metà del secolo XVIII. Oggi, alle molte celebrità straniere, noi non possiamo contrapporre che i nomi di Rocco e di Mamiani, illustri senza dubbio, ma pur due soltanto. Ben è vero che di quando in quando sorge qua e là qualche lavoro pur meritevole di elogio; ma è troppo poca cosa in confronto di quello che si scrisse e si scrive negli altri paesi. L'Italia ha tutto da fare ancora in siffatto genere di studii; e massime nella parte marittima del diritto internazionale, salita oggidì a grandissima importanza, ed in cui essa ha le sue più illustri tradizioni, il suo cômpito può essere grande ed assai benefico (1).

(1) Limitando questi brevi cenni al diritto marittimo internazionale, poichè io qui non mi occupo di altro, ricorderò le dissertazioni del DeGioannis sull' affare del Trent dell' Aunis, lavori da tutti meritamente stimati. Peccato che egli non abbia dato o non dia opera a studii di più lunga lena!

Ricorderò pure il libro del Lucchesi-Palli, Principii di diritto marittimo (1840), il quale, benchè non possa aspirare a mettersi vicino a quelli dei grandi pubblicisti stranieri, è però meritevole di essere consultato colla certezza di trarne profitto.

Vorrei dire altrettanto delle Lezioni di diritto internazionale di Lu

Il diritto marittimo, riformato molto liberalmente in alcune parti dalla dichiarazione del 16 aprile 1856, ha pur molte conquiste ancora da compiere. Il blocco, il contrabbando di guerra, il diritto di visita, il rispetto della proprietà privata tra gli Stati belligeranti, sono tutti argomenti intorno ai quali dovrebbe esercitarsi seriamente l'ingegno italiano, perchè pochi paesi più del nostro hanno legata la loro grandezza alla prosperità dei commerci marittimi. Con una lunghezza di coste maggiore della Francia e della Spagna, per cui da un lato le si apre la via ai paesi più civili d' Europa e d' America, dall'altra ai mercati del continente asiatico, l'Italia è naturalmente tratta a procurare e difendere una maggiore libertà di commerci internazionali. Egli è perciò che questa parte del diritto pubblico esterno ha d' uopo di un culto diuturno e profondo, affinchè la scienza co' suoi lumi agevoli il conquisto di quelle maggiori franchigie che essa da molti anni con generosa

dovico Casanova, se assai di frequenti il lettore non si accorgesse che troppa larga messe fu mietuta nel campo altrui. Il Casanova è però scrittore sempre liberale.

Vi hanno ancora altri più recenti lavori sul diritto marittimo, come parti di trattati generali sul diritto delle genti. Ma, a dir vero, troppo poco vi abbiamo trovato da imparare. Lo scrivere trattati generali è sempre ardua cosa anche pei grandi ingegni; epperò, quando l'ingegno dello scrittore non si elevi gran che al disopra della mediocrità e quei trattati quasi si improvvisino, la critica non può tener conto che del buon volere,

costanza propugna, ma che, pur troppo, sono ancor lunge dall' essere accettate dagli Stati.

E siccome il primo esempio deve cominciare da sè stessi; così, per quanto mi permette il mio povero ingegno, voglio tentare di offrire all' Italia i frutti dei miei studii intorno ad una delle più celebrate tesi del diritto internazionale marittimo.

lo pensava; se tanto e così nobilmente fu scritto a difesa. dei diritti dei popoli neutrali, sicchè fu dato ai cultori della scienza il gran conforto di vederli consacrati nella dichiarazione del 16 aprile 1856, perchè non sarà permesso di sorgere a difesa pur di quelli dei cittadini degli Stati belligeranti, e dimostrare il dovere di giustizia e la convenienza politica di rispettarne le private proprietà ? L'una causa è forse dell' altra meno grave o di minore importanza? E se, infino ad ora, qualche timida voce soltanto, tranne quella autorevole e coraggiosa del Cauchy, o solo per incidenza, si elevò a patrocinio di quella nobile causa, è forse ardimento soverchio il mio se mi attento di trattarne invece ex professo? La nobiltà dell' argomento mi punge senza posa l'ingegno; vagliami, adunque, essa a tutta mia giustificazione.

Gli Inglesi, allorquando parlano del rispetto della proprietà privata, sogliono dirla the all important question; difatti, non ce ne ha alcun' altra la quale maggiormente possa interessare i commerci esterni delle nazioni. È per questo che io intendo

largamente studiarla al lume della scienza e della pratica, per vedere quanto cammino abbia sino ad ora percorso, e quanto ancora gliene rimanga affinchè i pronunciati della prima concordino esattamente cogli esempii dell' altra. E dico pensatamente della scienza e della pratica; poichè, a mio giudizio, chi all' una o all' altra soltanto di quelle scorte si affidasse nel percorrere il cammino degli studii giuridici, non potrebbe mai avere un'idea adeguata e precisa della verità effettuale delle cose; la quale, se principalmente trae la potenza e l'autorità sua dal conformarsi ai principii eterni del giusto e del buono, è però anche il prodotto delle cose che prima furono e la prepararono. Il giusto ed il buono non si attuano tutto di un tratto e non balzano fuori in perfetta misura, come Minerva dalla testa di Giove, ma seguono la lenta e faticosa elaborazione dei secoli. E come l'opera dell' uomo non avrebbe generato alcun frutto proficuo qualora, frammezzo al succedersi di tanti avvenimenti, non l'avesse guidata la fiamma purissima della giustizia e della ragione; cosi, essa avrebbe completamente fallito il suo scopo se, di questi principii unicamente curandosi, avesse dimenticato di conformarne la graduale attuazione a seconda dei diversi stadii di civiltà per cui si è svolta l'attività umana. Soltanto dalla concomitanza della scienza e della pratica possiamo attendere alcun verace profitto.

È questa una verità che più che mai emerge evidente dallo

studio del diritto internazionale marittimo. Che anzi, se nelle altre parti dello scibile giuridico, e massime nel diritto pubblico interno, talvolta ci accade di vedere la scienza precorrere arditamente le conquiste della pratica, ed ottenere la attuazione di principii che l'esperienza non aveva per anco trasfusi nella coscienza universale degli uomini, nei rapporti esterni invece degli Stati tra loro, e principalmente per quanto concerne il diritto marittimo, la scienza non riusci forse mai a persuadere l'attuazione di alcuno de' suoi postulati, prima che esso non fosse stato dimostrato utile e buono dal succedersi degli avvenimenti. La quale differenza deriva anzi tutto da ciò che, gli Stati essendo tra loro sovrani e indipendenti, nessuno di essi vuole conformare la propria condotta esterna ai rigorosi dettami della retta ragione, se non quando sia sicuro che gli altri lo seguano pronti e volonterosi per quella via, affine di non trovarsi ad impari condizioni rimpetto a questi. Epperò i precetti della scienza soltanto allora sono universalmente obbediti, quando la consuetudine o il diritto scritto li abbia fatti entrare nelle abitudini dei popoli civili. È questa una delle principalissime cause dei tardi progressi compiutisi nel diritto internazionale marittimo. Se poi vi si aggiungano le violente passioni, le molteplici gelosie, le innumerevoli ingiustizie a cui la guerra apre sempre larghissimo campo, apparirà chiarissimo come la scienza fosse dovuta per lo passato lasciare indietro

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